La Disfunzione Erettile (DE) o la difficoltà di erezione, è definita come l’incapacità di ottenere o mantenere un’erezione adeguata per un rapporto sessuale soddisfacente. Il termine DE copre molte situazioni che vanno dalla totale incapacità ad ottenere un’erezione, a un’erezione di rigidità non sufficiente, o che non si mantiene per tutta la durata del rapporto. A queste difficoltà si possono associare in vario modo problemi di calo del desiderio, di ansia da prestazione, ed eiaculazione precoce: queste, a seconda dei casi, possono costituire sia cause della Disfunzione Erettile, che sue conseguenze.
Si stima che nella fascia di età 40-70 anni ben un uomo su due abbia un qualche grado di difficoltà di erezione, con una tendenza di aumento con l’età. In Italia ben il 13% degli uomini dai 18 anni in su ha problemi di erezione, per un totale di circa 3 milioni di uomini con DE. Di essi meno di un terzo affronta il problema, ed una quota ancor minore arriva ad ottenere un trattamento adeguato. Ciò è un peccato, perché la difficoltà di erezione è spesso il primo segnale di qualche problema di salute, non ancora riconosciuto, che potrebbe essere scoperto e curato proprio nell’ambito della valutazione della difficoltà di erezione. Vi spiego in dettaglio. Le difficoltà sessuali sono più frequenti all’aumentare dell’età, ma ‘maturità’ non vuol automaticamente dire fine della propria vita sessuale. In realtà l’erezione richiede l’integrità di diversi apparati, in particolare quello cardiovascolare; tra le cause dei problemi di erezione vi sono soprattutto malattie cardiovascolari e dismetaboliche come il diabete, oltre a fattori tossici come il fumo. Queste sono tutte condizioni a carattere cronico, agiscono cioè nel tempo; ne deriva che l’età è un fattore di rischio per la funzione sessuale soprattutto per coloro che hanno queste patologie, in quanto queste con il tempo producono danno. In altri termini anche un ultrasettantenne, se in buona salute (buon profilo lipidico, non sovrappeso né iperteso, che non assume farmaci, ecc.), può avere una soddisfacente vita sessuale.
Perciò in presenza di un problema sessuale è importante consultare un andrologo. Non solo perché oggi qualsiasi difficoltà sessuale può essere risolta in maniera brillante, ma anche perché questa potrebbe essere il primo campanello di allarme di altre malattie che non hanno ancora dato segno di sé. L’Andrologo potrebbe infatti scoprire malattie come diabete, ipertensione o alterazioni ormonali, in fase iniziale, quando cioè è più facile curarle, evitando gravi danni alla salute.
La buona notizia oggi è che praticamente ogni caso di difficoltà di erezione può essere risolto in maniera soddisfacente, a prescindere dalla sua gravità.
Non sempre un primo approccio terapeutico è risolutore del problema della Disfunzione Erettile. Le terapie orali ad esempio sono efficaci in non oltre il 70% dei casi; nonostante ciò altre possibilità terapeutiche sono in grado di permettere comunque eccellenti soluzioni, praticamente nel 100% dei casi. E’ perciò importante non demoralizzarsi o arrendersi se un primo tentativo terapeutico va male: c’è sempre comunque una soluzione!
Possiamo classificare le attuali terapie della DE come terapie orali, terapie iniettive, terapie ormonali, terapia con vacuum, approccio psicosessuologico, trattamento chirurgico.
Le pillole per l’erezione: gli “inibitori dell’enzima Fosfodiesterasi 5”
Il Viagra (sildenafil) è indubbiamente il farmaco che ha rivoluzionato il settore della disfunzione sessuale maschile, e ad esso si sono presto affiancate nuove molecole, che agiscono tutte con lo stesso meccanismo: “amplificano” l’erezione bloccando un enzima (la fosfodiesterasi 5) che a livello del pene rende inattiva la sostanza ultima che determina l’erezione.
Questi farmaci per produrre un’erezione richiedono sia la presenza dell’ eccitazione sessuale, sia dell’ integrità delle vie nervose che trasmettono il comando dell’ erezione fino al pene. Gli uomini con importante calo del desiderio o con lesioni delle vie nervose (ad esempio dopo asportazione della prostata per tumore), hanno minime possibilità di rispondere a queste terapie orali. Inoltre è importante che il tessuto interno del pene non sia alterato in maniera grave, come purtroppo è il caso di soggetti con diabete avanzato ed arteriosclerosi.
Ormoni sessuali maschili: il testosterone
In uomini con difficoltà di erezione si possono riscontrare livelli non ottimali di ormone sessuale maschile: il testosterone. In questi casi vi può essere un associato calo del desiderio. L’obiettivo è innanzitutto stabilirne la causa. Se indicato, dopo adeguate analisi del sanue si può effettuare una terapia sostitutiva con proprio testosterone. Va segnalato che la terapia sostitutiva non è efficace se i livelli di testosterone sono nella norma.
L’iniezione diretta nel pene di farmaci vasodilatatori
Anche se l’idea di farsi un’iniezione a livello del pene non è tra le più piacevoli, questa forma di trattamento ha elevata efficacia e, nei fatti, è praticamente indolore. Il farmaco agisce in pochi minuti ed è spesso efficace anche in chi ha una difficoltà di erezione che non risponde ai farmaci orali. E’ fondamentale che l’istruzione all’autoiniezione avvenga in ambito medico, perchè possibili effetti collaterali sono un’erezione prolungata (“priapismo”), pericolosa per i tessuti del pene, e lo sviluppo nel tempo di noduli fibrosi all’ interno del pene che possono produrre curvatura del pene ed aggravare la difficoltà di erezione. Una buona tecnica minimizza infatti questi rischi, rendendoli accettabili.
La pompa a vuoto per l’erezione, o “vacuum”
Il “vacuum” determina un’ erezione grazie ad una pompa che crea una pressione negativa intorno al pene, risucchiando sangue dentro i corpi cavernosi del pene, e successivamente un anello elastico viene fatto scivolare alla base del pene per prevenirne il deflusso. Il “vacuum” è un dispositivo che ha i suoi limiti nella poca praticità del sistema, e nella non ideale qualità dell’erezione che si ottiene con questa metodica: pene freddo, erezione assente prima dell’ anello elastico con risultante pene ‘non sostenuto’, ed eiaculazione ostacolata dalla presenza dell’anello. I punti di forza di questa soluzione sono peraltro l’efficacia in molte categorie di pazienti pur non essendo una soluzione chirurgica, ed un rischio minimo di effetti collaterali.
Approccio psicosessuologico
Questo approccio è indicato quando nella persona con difficoltà sessuali è presente una componente significativa di ansia, che può essere sia causata dal problema sessuale, sia aver determinato il problema stesso. Inoltre è estremamente utile un percorso psicosessuologico quando la comunicazione di coppia è tesa, ci sono accuse o recriminazioni. L’Andrologo nella sua valutazione valuta questi ed altri aspetti, e quando identifica elementi personali o relazionali rilevanti sotto il profilo sessuologico, discute con l’uomo (e quando possibile con la coppia) la possibilità di un percorso psicosessuologico presso professionista qualificato, per risolvere le componenti emotive/relazionali associate al problema sessuale.
La protesi peniena: una soluzione anche per i casi piu’ gravi di difficoltà di erezione
Oggi qualsiasi problema di erezione è potenzialmente risolvibile; nelle situazioni più gravi, che non rispondono ad altri trattamenti, la protesi rappresenta una soluzione eccellente.
Quando pillole e iniezioni non funzionano – ad esempio in uomini operati per tumore prostatico, nel diabete, in casi avanzati di curvatura del pene, in presenza di problemi circolatori – la chirurgia con impianto protesico permette di ripristinare la funzione erettile, tornando ad avere, quando lo si desidera, erezioni di ottima rigidità. La persona con protesi idraulica può ragionevolmente attendersi di ottenere, quando lo desidera, una erezione di ottima qualità per il tempo desiderato. L’erezione così ottenuta non è di fatto distinguibile da un’erezione naturale; il pene ha la stessa sensibilità e capacità di eiaculazione presenti prima dell’intervento. La protesi peniena costituisce il trattamento della difficoltà erettile con il più alto grado di soddisfazione sia per il paziente sia per la partner, rispetto a tutti gli altri trattamenti esistenti (farmaci orali, iniezioni dirette nel pene, pompa a vuoto per l’erezione), e ciò per molte ragioni: per la qualità dell’erezione ottenuta in termini di rigidità e mantenimento, per la rapidità di ottenimento dell’erezione, per l’affrancamento da dispositivi o farmaci da portare con sé, e per la libertà di non dover pianificare il rapporto.
LA PROTESI PENIENA
Anche i casi più gravi di difficoltà di erezione hanno la possibilità di soluzioni brillanti. Quando pillole e iniezioni non funzionano – ad esempio in uomini operati per tumore prostatico, nel diabete, in casi avanzati di curvatura del pene, in presenza di problemi circolatori – la chirurgia con impianto protesico permette di ripristinare la funzione erettile, tornando ad avere, quando lo si desidera, erezioni di ottima rigidità.
La protesi peniena consiste in due cilindri che vengono inseriti nei due cilindri naturali del pene: i corpi cavernosi.
Le protesi si dividono in due tipi: non idrauliche ed idrauliche; i modelli idraulici a comando riproducono al meglio sia la flaccidità che l’erezione. Nei modelli idraulici i due cilindri sono riempiti di liquido, collegati mediante un sistema a circuito chiuso a una pompa di controllo a livello dello scroto e a un serbatoio. Il tutto è interno all’organismo (dall’esterno non si vede nulla), e spesso anche l’unica incisione fatta per l’inserimento non è poi riconoscibile.
La persona con protesi idraulica può ragionevolmente attendersi di ottenere, quando lo desidera, una erezione di ottima qualità per il tempo desiderato. L’erezione così ottenuta non è di fatto distinguibile da un’erezione naturale; il pene ha la stessa sensibilità e capacità di eiaculazione presenti prima dell’intervento.
Che affidabilità ha la protesi peniena nel tempo? Elevata, paragonabile per esempio alle protesi d’anca o di ginocchio: a 15 anni oltre il 70% degli impianti protesici penieni è funzionante. Se poi dovesse subentrare un cattivo funzionamento, la protesi è sostituibile con un nuovo dispositivo.
La protesi peniena costituisce il trattamento della difficoltà erettile con il più alto grado di soddisfazione sia per il paziente sia per la partner, rispetto a tutti gli altri trattamenti esistenti (farmaci orali, iniezioni dirette nel pene, pompa a vuoto per l’erezione), e ciò per molte ragioni: per la qualità dell’erezione ottenuta in termini di rigidità e mantenimento, per la rapidità di ottenimento dell’erezione, per l’affrancamento da dispositivi o farmaci da portare con sé, e per la libertà di non dover pianificare il rapporto.
IL PENE CURVO
Una patologia frequente con ottime possibilità di soluzione
La curvatura del pene costituisce un problema diffuso: si pensi che non meno del 7% dei maschi italiani ne è affetto.
Esistono due tipi di curvatura: quella presente sin dalla nascita -forma congenita- in cui i tessuti del pene sono di normale qualità, e la forma dell’adulto, “Induratio Penis Plastica” o “Malattia di La Peyronie”, causata invece da un processo infiammatorio della guaina che racchiude il tessuto erettile del pene: la “tunica albuginea”. L’infiammazione gradualmente evolve in una vera e propria cicatrice interna, che si presenta al tatto come un nodulo duro che non lascia espandere il pene in erezione, causando appunto una curvatura di vario grado.
Sia nella forma congenita che in quella dell’adulto problemi comuni possono essere: non accettazione psicologica della curvatura e difficoltà al rapporto sessuale per la particolare geometria del pene: in situazioni estreme la curvatura può eccedere i 90 gradi! Inoltre, mentre nella forma congenita non vi sono difficoltà di erezione ed il pene è solitamente di dimensioni normali, nella forma dell’ adulto la retrazione prodotta dal tessuto cicatriziale può determinare una importante perdita di lunghezza, dolore in erezione nella fase infiammatoria, e problemi di rigidità.
Ci sono rimedi?
Fortunatamente si! Cosa fare dipende da diversi fattori: grado di accettazione psicologica della curvatura, gravità della curvatura, dimensioni del pene; nel caso delle forme acquisite (malattia di La Peyronie) è fondamentale considerare la fase della malattia e la qualità della rigidità ottenibile.
Mentre per la forma congenita l’unica possibilità di trattamento è la chirurgia, nel caso di curvatura acquisita (“malattia di La Peyronie”) nella fase infiammatoria si possono eseguire delle terapie non chirurgiche con l’obiettivo di arrestare il prima possibile l’evoluzione della malattia e possibilmente farla regredire, almeno in parte. A malattia stabile, cioè dopo non meno di sei mesi dalla scomparsa del dolore (peraltro non sempre presente), e dalla ultima modifica di forma del pene, anche per la forma acquisita si può considerare una chirurgia correttiva.
Principi guida per l’indicazione a correzione chirurgica: è generalmente accettato che una curvatura fino a 30° circa è ancora compatibile con un’attività sessuale soddisfacente, mentre dai 60° in su è necessaria una correzione chirurgica; tra i 30°e i 60° di curvatura dipende da caso a caso. Esistono diverse tecniche chirurgiche, che possono essere raggruppate in due categorie principali: raddrizzamento ottenuto accorciando il lato più lungo, oppure allungando il lato più corto mediante innesto di vario materiale. Nei casi in cui la curvatura abbia determinato anche una grave difficoltà di rigidità e/o grave perdita di dimensioni dell’organo il problema sarà comunque risolvibile in maniera eccellente con utilizzo di protesi idraulica e speciali tecniche intraoperatorie. L’obiettivo finale comune di ogni correzione chirurgica è ottenere un pene diritto, di adeguata lunghezza e con buona rigidità spontanea o indotta (nel caso di protesi), con sensibilità e capacità di eiaculazione immodificate.
BIBLIOGRAFIA
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